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lunedì 13 giugno 2011

L'AYAHUASCA COME RI-ORGANIZZATRICE DEL SE'



E' innegabile quanto l'uso di ayahuasca sia strettamente collegato al concetto di equilibrio: equilibrio che concerne l'uomo e la sua interiorità in base ai suoi rapporti con l'esterno (interazione sociale e mondo naturale) e che si ritrova a ricoprire un largo spettro empirico e simbolico che va dal vissuto individuale alla natura dell'ordine cosmico, fino al mondo sociale.
L'uso di ayahuasca, nelle tradizioni ancestrali, mira a ristabilire un equilibrio costantemente precario, continuamente compromesso dalle azioni umane (e talvolta anche extra-umane). Sotto quest'ottica, l'uso della bevanda presuppone una teoria del cosmo, del sociale e dell'individuo, in cui quest'ultimo è l'asse intorno al quale si articolano gli elementi sociali e cosmici della sua esistenza.
La malattia, il disagio esistenziale, i sentimenti di incomprensione o di solitudine, le cattive relazioni,etc, sono segnali di un disequilibrio o di una mancanza di attenzione verso se stessi che hanno permesso l'ingresso del male. Nella percezione animista del mondo dove tutto è in relazione, quest'azione sull'uomo è simultaneamente un'azione sulla natura e sulla società. Molti guaritori e sciamani per parlare dei loro interventi e delle loro pratiche legate all'ayahuasca, usano il termine “sistemare”, cioè riparare e mettere in ordine equilibri rotti, attraverso l'accesso ad una realtà invisibile in un contesto in cui la bevanda enteogenica crea un ponte per poter entrarne in contatto . Lo sciamano per operare in questa direzione si avvale di forze soprannaturali, spiriti ausiliari, canti, oggetti e immagini rituali, ma ciò che in prima istanza lavora nel soggetto è la pianta stessa, attuando una modifica globale del rapporto fra l'Io e il mondo. Ciò corrisponde ad un cambiamento paradigmatico permettendo ciò che Fericgla chiama “riorganizzazione metaforica”. La metafora è un modo di pensare che permette all'uomo di costruirsi il mondo a cui simultaneamente conferisce dei significati. Il pensiero funziona attraverso metafore che danno forma e senso al mondo, includendo l'idea di sé. Esistono differenti “sistemi metaforici” utili a pensare il mondo e se stessi nel mondo (per esempio le diverse scuole di meditazione, ma anche semplicemente la scienza stessa) ai quali la mente fa appello per creare un'idea generale della realtà. Ma ogni essere umano costruisce questa dentro di sé a partire dal proprio territorio cognitivo e in minimo accordo con gli altri. Questa attività cognitiva e immaginaria, arricchita dall’esperienza con l'ayahuasca, costituisce la possibilità di una ri-organizzazione della metafora del mondo, passaggio rivelatore che permette al soggetto di rompere con gli schemi abituali di comprensione e interpretazione attraverso una visione di se stesso e della realtà inediti al fine di riarmonizzare il proprio equilibrio.




5 commenti:

  1. Ciao Mesclarina, intravedo un legame sempre più forte tra lo sciamanesimo e la fisica quantistica. La realtà sperimentata dagli sciamani nei loro viaggi trova perfettamente conferma nella teoria dell'universo olografico, nell'entanglement, nella teoria delle stringhe e negli ultimi sviluppi della fisica quantistica. Esiste da sempre una SCIENZA SACRA DELL'UNO che l'uomo ha dimenticato, e deve riappropriarsene se vuole risvegliare la sua natura divina, perchè in questo codice iniziatico è scritta la verità su ogni cosa.

    A parte tutto, avrei una curiosità. Mi sono sempre chiesto se questi viaggi sciamanici sono "identici" per tutti o se invece c'è anche una dipendenza dalla qualità dello sperimentatore. Nel senso, tutti vivono la stessa esperienza o qualcuno riesce ad accedere a piani più alti? In teoria i preparati psicoattivi dovrebbero provocare lo stesso effetto su ogni persona, tuttavia credo che una profonda esperienza mistica sia sperimentabile solo da chi ha fatto anche un duro lavoro di smantellamento dell'Ego per potersi aprire all'Intelligenza Cosmica che ci circonda.

    Ciao

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  2. Ti mando un articolo molto interessante che ho inserito sul mio blog. Secondo me ti può interessare, ciao

    http://flashdesmond.blogspot.com/2011/06/cimatica-e-universo-olografico.html

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  3. Proverò a rispondere alla tua domanda...
    L'esperienza è individuale per definizione: è fondamentale tener presente che ognuno si porta appresso il proprio bagaglio emotivo,cognitivo,etc(il proprio vissuto, insomma) ed è ovvio che ciò in qualche modo possa influenzare il processo. E' comunque vero che ogni pianta,preparato o sostanza ha le sue specificità e le sue simbologie ricorrenti -soprattutto nel caso dell'ayahuasca- (ad esempio con essa non è raro che si abbiano visioni relative a serpenti, DNA, felini,etc). Inoltre è vero che più si ha esperienza diretta con gli enteogeni, più è probabile raggiungere livelli,per così dire, "più alti", ma non è matematico: restano esperienze imprevedibili, a meno che non ci sia stato alle spalle un duro e costante apprendistato come nel caso degli sciamani o dei curanderos.Resta poi il fatto che, in linea generale, un preparato come l'ayahuasca -chiamata non a caso anche "purga"- tende a far sì che in primis la persona possa "ripulirsi" grazie all'effetto emetico -ma non solo- da lei provocato dei contenuti emotivi traumatici o comunque fonte di disagio che affliggono la persona. E' frequente, infatti, che molte sessioni di ayahuasca s'indirizzino verso una "pulizia" del sè, più che verso intuizioni o illuminazioni di quest'intelligenza cosmica cui accennavi.
    A mio parere,poi, in questi frangenti, più che di smantellamento dell'Ego, è più corretto parlare di umiltà: porsi quindi in un atteggiamento totalmente umile di fronte alla pianta, senza farsi alcuna aspettativa è senza dubbio l'atteggiamento migliore. Spero di averti risposto in maniera esauriente...in caso contrario sarò ben felice di delucidarti ulteriormente...ciao!

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  4. Grazie, sto ricavando tante informazioni utili su questo blog. Senti, credo che conosci il libro di Mircea Eliade LO SCIAMANISMO E LE TECNICHE DELL'ESTASI e LE PORTE DELLA PERCEZIONE di Aldous Huxley. Che cosa ne pensi? Io ce l'ho entrambi ma non ho ancora avuto modo di leggerli.

    A proposito di "percezioni", mi viene in mente una frase di William Blake, che ho sempre adorato:

    Se le porte della percezione fossero sgombrate, ogni cosa apparirebbe com'è, infinita...

    Ciao

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  5. Mi fa piacere che il blog ti sia utile! Riguardo ai libri,beh...seppur abbastanza impegnativo "Lo sciamanismo e le tecniche dell'estasi" dà sicuramente una buona infarinatura riguardo al tema e te lo consiglio. Per quanto riguarda Huxley direi che ne vale la pena :)
    La frase che hai citato piace molto anche a me, tant'è che l'ho messa nell'incipit della mia tesi di laurea! ^_^

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