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martedì 17 maggio 2011

IL PROBLEMA DEL SAPERE


Le idee non sono la verità; la verità è qualcosa che deve essere sperimentata direttamente, di momento in momento.”, J. Krishnamurti


Tutte le volte che mi ritrovo, per un motivo o per un altro, a parlare di enteogeni, mi scontro con grandi difficoltà. Ciò accade anche tra la cerchia a me più vicina di antropologi, persone che in teoria dovrebbero conoscere l'argomento o che comunque dovrebbero essere maggiormente più propense ad accogliere certi punti di vista. Più passano gli anni più mi rendo conto quanto invece nell'ambito dell'antropologia questo tema (come appunto gli stati modificati di coscienza, o più in generale lo sciamanesimo) raramente vengano contemplati e soprattutto studiati. Inoltre sono dell'idea che per poter parlare di argomenti del genere la teoria, i libri e quindi lo studio (almeno sotto questa forma) non siano assolutamente sufficienti per poter entrare davvero in profondità col tema in questione. Se ci pensiamo sono (e sono stati) davvero pochi gli antropologi “sperimentatori”, quelli cioè che non si avvalgono solamente della teoria per conoscere questa realtà, ma che decidono di entrarci realmente in contatto assumendo loro stessi piante o preparati. Nello scrivere realizzo sempre di più di quanto questo sia un discorso complesso. Sono dell'idea che non si possa parlare di una cosa se davvero non la si conosce fino in fondo. Tutte le volte che leggo articoli o libri o che ascolto conferenze da persone che si spacciano per “grandi conoscitori” dell'argomento, senza però mai esser passati alla pratica mi assale un immenso senso di frustrazione. Per quanto la loro formazione possa essere ricca, approfondita, specializzata non potranno comunque che esserci lacune. Continuare a parlare di “droghe”, di “stregoni imbroglioni” (nel caso degli sciamani) e via dicendo dimostra un pericoloso livello di ignoranza non solo controproducente, ma che indirettamente (ma non troppo) discredita completamente questa dimensione. Sia chiaro, il mio scopo non è farmi paladina di tutti gli sciamani (perchè sì, di imbroglioni ce ne sono davvero) o di tutti i preparati psicotropi, ma solo di fare un po' di ordine laddove, invece, regnano il caos e l'anarchia, per non parlare dell'ignoranza. Non è semplice parlare di un argomento simile neanche quando lo si conosce direttamente. E' come se ci fosse un massiccio gap comunicativo tra chi ha vissuto certe esperienze e chi ci ascolta e abbassarlo risulta spesso faticoso. Ciò avviene anche con chi conosce le sostanze e ne fa (o ne ha fatto uso) qui in Occidente, a scopo ludico e spesso superficiale. Gli enteogeni ed i costrutti rituali di cui fanno parte lasciano addosso esperienze spesso forti, inaspettate e soprattutto difficili da descrivere con parole. Significa, spesso, entrare in contatto con mondi ed entità (concedetemi il termine) sconosciute, accedere a forme di conoscenza insospettabili, ad una maggior comprensione di noi stessi e della realtà. Non voglio dire che chi non ha mai fatto esperienze simili non sia in grado di capire, voglio dire solo che è difficile descrivere cose come queste e soprattutto quanto sia riduttivo, soprattutto nel mio campo, affrontare questo tema se come fonte primaria vengono usati solo libri, saggi o documentari. L'intento di questo blog, infatti, è riuscire a rendere accessibile quest'argomento, avvalendomi anche delle mie esperienze personali....spero davvero di riuscirci.

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